…Con le poliziotte sarei dovuta entrare io al Vaticano, Antonio avrebbe atteso alla macchina di servizio.
Non ero più in me dall’emozione, era la prima volta che avrei dovuto incontrare il Papa così da vicino!
Era una visita non programmata, decisa ed accordata all’ultimo minuto, non avevamo nemmeno gli abiti adatti ad incontrare una personalità così importante e la benché minima idea di come dovevamo comportarci!
Sapevo che al cospetto del Papa le signore sono solite coprirsi la testa con un velo nero, come se entrassero in chiesa, ma eravamo sprovviste anche di questo e di nero c’erano solo i miei capelli che avevo raccolto in alto con un elastico.
Bianca riuscì a rimediarne in extremis un velo. Entrammo nella stupenda scala del Bernini, situata alla destra della Basilica di San Pietro, una delle guardie svizzere ci salutò e, dopo alcune richieste, ci fece passare e scortare da altre guardie che ci avrebbero condotto alle stanze di udienza del Papa.
Attraversammo delle stanze imponenti, una più bella dell’altra; le pareti arricchite da preziosi marmi policromi, testimonianza di uno sfarzoso passato di antiche glorie e conquiste.
Marmi portati da ogni parte del mondo; stanze fatte costruire dai Papi di secoli fa che tramandavano una parte di storia. Tutto era lucidato a specchio, tutto sontuoso.
Giungemmo in una stanza relativamente piccola e più modesta delle altre e lì avremmo dovuto attendere Sua Santità.
Il cuore batteva forte, un’ansia insostenibile pervadeva tutto il mio corpo, non vedevo l’ora di incontrare il Papa e nello stesso tempo non mi sentivo a mio agio, pensavo di non essere all’altezza di un così straordinario avvenimento.
Aspettammo un’ora che fu tra le più trepidanti della mia vita, poi, in fila una ad una, attendemmo il nostro turno.
L’emozione era al suo apice, mi stavo avvicinando sempre di più a Sua Santità; alla fine, dopo minuti di trepidazione che sembrarono interminabili, arrivai alla mano del Papa e cercai di baciargli l’anello, ma subito mi tirò su accogliendomi con un sorriso dolcissimo come se mi conoscesse da sempre.
Gli dissi il mio nome e la mia professione, come tutti, del resto, e poi lasciai il posto ad un’altra. Fui pervasa da una serenità interiore indescrivibile e di Lui mi rimase scolpita nella memoria la sua espressione paterna.
Un paio di foto, che conservo gelosamente, mi ricordano quell’incontro ed il viso dolcissimo di un Papa straordinario destinato a diventare “Santo”.
Fu un’esperienza del tutto positiva, un incontro che dovrebbero fare tutti, specialmente coloro che sono continuamente schiavi dell’arrivismo e del potere, caratterizzati da una perenne inquietudine che non si placa con niente, nemmeno quando riescono ad esaudire tutti i loro sogni.
Un faccia a faccia di pochi secondi con Giovanni Paolo II poteva dare molto e per molto tempo.
Era il ritratto della semplicità fatta persona e la dolcezza della Sua disponibilità verso tutti, indistintamente, lasciava un grande dono nel cuore.
Un grande Papa che faceva intuire la bellezza delle cose più piccole e apparentemente insignificanti, che, nella fretta caotica del vivere odierno, sfuggono anche all’occhio più attento, ma, se ci si sofferma un po’, riescono ad emanare tutto il loro splendore appagante e duraturo.
E’ la grandezza e magnificenza delle sensazioni dell’animo, dei sentimenti più nobili che elevano il corpo caduco ed effimero alla sontuosità dello spirito.
Un ricordo di Giovanni Paolo II nell’ansiosa attesa della Sua beatificazione il 1 maggio 2011, ringraziando l’Altissimo di avermelo fatto incontrare